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Recupero del paesaggio rurale a S. Martino S.M. (CH)

Di Zio LelioOriano
Di Clemente Antonietta
Arch. Progettisti


IL PAESAGGIO NON APPARTIENE SOLO A COLORO CHE HANNO CONTRIBUITO ALLA SUA FORMAZIONE E TRASFORMAZIONE MA ALLA COLLETTIVITÀ TUTTA, LA QUALE HA NON SOLTANTO IL DIRITTO DI GODERNE LA BELLEZZA, MA ANCHE LA RESPONSABILITÀ DI TUTELARLO.

La prima parte del lavoro è stata incentrata sulla evidenziazione delle specificità del territorio rurale e naturale di San Martino S.M. nel suo insieme.


L’obiettivo è quello di porre l’attenzione su quei contesti troppo spesso “guardati” senza essere visti.
Tale osservazione dovrebbe richiamare noi tutti, cittadini ed amministratori, ad una maggiore consapevolezza, nonché ad una maggiore responsabilità, nei confronti dell’ambiente che ci circonda.
Tutelare ed apprezzare la bellezza del paesaggio è un dovere sociale, ma è soprattutto aspettativa di qualità della nostra esistenza.

L’origine semantica della parola paesaggio è probabilmente il pagus, termine che in epoca romana stava ad indicare una circoscrizione territoriale rurale, cioè al di fuori dei confini della città. Una definizione più complessa ci è data da Paul Guichonnet:


“Il paesaggio è un segno, l’apparenza di un sistema di forze che lo producono.
 È dotato di un’inerzia che implica la persistenza di elementi del passato. Il paesaggio è uno spettacolo espresso in due modi diversi: una raffigurazione artistica; uno spettacolo obiettivamente presente, descritto in modo scientifico. Il paesaggio è, infine, l’esperienza visiva di un individuo, il che impone di guardare come viene percepito, tanto più che gli spettatori sono anche degli attori, implicati nella creazione e nella gestione di nuovi paesaggi.”

Una corretta politica di conservazione e valorizzazione del paesaggio dovrebbe avere come obiettivo primario il miglioramento della qualità della vita per i residenti e l’innalzamento dell’attrazione turistica per i visitatori.


Ma, mentre la prima - la conservazione - può avvenire anche solo attraverso l’adozione di norme di tutela, che impediscano o perlomeno riducano azioni dannose per il paesaggio, la seconda - la valorizzazione - necessita di una più consapevole conoscenza delle risorse, delle potenzialità e delle vocazioni di utilizzo del territorio nel suo insieme, al fine di fissare strategie nel lungo periodo.


In quest’ottica, la zonizzazione del territorio non può non avere come obiettivo principale la conservazione, il recupero e la valorizzazione del paesaggio.


I principi generali sopra menzionati sono le linee guida del presente lavoro, che non si propone di costituire un corpo normativo (peraltro in seguito necessario), ma di provare a verificare le specificità di un piccolo territorio, mettendone in luce gli aspetti positivi e negativi, troppe volte ignorati e che impediscono politiche mirate di tutela e valorizzazione del paesaggio stesso.


Riconoscere i valori di un contesto e, nel contempo, individuarne i detrattori della qualità, significa avviare un processo consapevole di uso del territorio. Appare superfluo sottolineare che le azioni dell’uomo che possono incidere, nel bene o nel male, sulle trasformazioni del paesaggio, sono l’attività agricola e quella edilizia.


La prima rappresenta la più antica forma di utilizzo e sfruttamento del territorio: essa, prima e più di ogni altra attività dell’uomo ha contribuito alla formazione e trasformazione del paesaggio fino al XIX secolo, a partire dal quale le forme di utilizzo e consumo del territorio hanno registrato, da una parte, l’aumento dei processi di abbandono dell’agricoltura e, dall’altro, un uso ed abuso del territorio a fini edificatori.


A distanza di quasi due secoli, il recupero dell’equilibrio dei rapporti tra paesaggio agrario, naturale e urbano, rappresenta uno degli obiettivi più importanti per il recupero della qualità della vita.

Il significato del presente lavoro è contenuto nel tentativo di porre all’attenzione dei cittadini quelle peculiarità del proprio territorio, spesso ignorato, oggetto di azioni più o meno consapevoli di aggressioni e danneggiamenti, quasi mai posto al centro dell’attenzione e riconosciuto come patrimonio della collettività. Riuscire a rendere consapevoli i cittadini di quanto di bello è vicino a loro e quanto sia costantemente minacciato da azioni dannose, spesso più inconsapevoli che mirate, significa porre le basi per una cura ed una difesa collettive della bellezza del territorio.

Se questo contributo avrà mosso le coscienze dei cittadini e l’entusiasmo degli amministratori, avrà raggiunto il proprio obiettivo, a cui occorrerà dare seguito con una dettagliata normazione dell’uso e della trasformazione delle varie parti del territorio genericamente definito agricolo.

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